Politica senza memoria e buon senso

La ragione! Che sarà mai? Stando a un dizionario filosofico che maneggiavo da liceale, è «la funzione discorsiva o raziocinativa dello spirito».
Dunque, è «una proprietà specifica dell’uomo» ed attiene alla «facoltà di ben giudicare». Qui non c’è spazio per artifici.
Spirito, uomo e giudizio sono tre termini che esprimono con immediatezza una prospettiva: essa è intrisa di valori positivi, non dominata da interessi inconfessabili. Ragione fa rima con Costituzione. È un caso, ma non è un caso.
Se la si considera per quello che è e la si prende, quindi, sul serio, è impossibile non accorgersi che la sua Parte I - dedicata ai diritti e ai doveri dei cittadini - si sta svuotando, ogni giorno, dei suoi significati.
Qualcuno potrebbe credere - sbagliando - che si stanno contraendo solo le tutele che hanno ad oggetto i diritti sociali: salute, assistenza, istruzione, ambiente, lavoro… Ma non è così. La manovra combinata del prelievo fiscale illimitato e del taglio lineare delle spese, senza riguardo alcuno ai destinatari dei servizi e alla qualità dei medesimi, ha coinvolto pure i diritti di prima generazione: quelli strettamente individuali, che un tempo si pensava implicassero soltanto un atteggiamento negativo da parte dello Stato.
Una sua desistenza. Ora, sappiamo che non è così, perché servono sempre e comunque risorse. Il problema è che si debbono gestire bene, vale a dire con oculatezza. Secondo un criterio che ci è tramandato da una millenaria sapienza giuridica. È il criterio del buon padre di famiglia. Questa figura retorica la ritroviamo nel codice civile e nelle leggi che ad esso si ispirano e riportano. Il buon padre di famiglia è anche l’uomo della strada, che Santi Romano ha descritto così: è «un cittadino che discute, commenta, critica, senza una particolare competenza e un particolare acume, tanto meno in termini tecnici, ma soltanto al lume del suo buon senso, gli atti o l’inerzia degli uomini di governo, che, a suo parere, mancano precisamente, molto spesso, di senso comune». Il buon senso è ciò che orienta positivamente l’agire delle istituzioni: per la precisione, delle persone che pro tempore le rappresentano. Il buon senso vuole che si affrontino i problemi, se ne discutano gli sviluppi, si soppesino le azioni da intraprendere, ci si impegni nella loro soluzione alla luce del principio di responsabilità. È contro tutto questo e contro un’etica pubblica addirittura primitiva proporre ciò che non sarà mai destinato a divenire realtà. Ciò che è inganno e mistificazione.
E non è saggio replicare scendendo nel degrado prodotto dalla prospettiva della guerra di tutti contro tutti. È il bellum omnium contra omnes. Se era un fenomeno noto ai latini, significa che non è davvero sorto ieri. Il buon senso suggerisce la riflessione. E la riflessione rimanda alla memoria. “La memoria” - così la pensava Giacomo Leopardi - «non è che un’imitazione della sensazione passata, e le ricordanze successive, imitazioni delle ricordanze passate. La memoria… è quasi imitatrice di se stessa». Se non si discorre di un problema, è perché di esso non si ha memoria. Proviamo a fare un esempio. «Corruzione, Italia come la Bosnia», si è scritto pochi giorni fa, a commento della relazione svolta dal primo presidente della Corte di cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2013. Che cosa è rimasto nell’aria di questa ennesima riedizione di un lugubre annuncio? Che cosa, ancor prima, del memorabile Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani dell’immenso Leopardi? Non è rimasto nulla. Un anno segue l’altro. Un periodo d’imposta l’altro. Una spesa l’altra. Un artifizio un altro. Un atto di onestà un altro. Ma le coscienze di quanti ci hanno governato e ci governano latitano nell’indifferenza. Eppure, l’Italia è il luogo del cattolicesimo, di un numero sterminato di chiese e cappelle, di un’arte religiosa senza confronti, della nascita di santi e beati, di atei devoti, di laici con ascendenze sublimi… E, nonostante ciò, siamo come la Bosnia! C’è qualcosa che non va e l’uso della ragione potrebbe insegnarci qualcosa.
Comments (0)