La Sicilia, la politica, il Nordest e quel decalogo tradito

Written by Mario Bertolissi on Thursday, 19 July 2012.

La Sicilia, la politica, il Nordest e quel decalogo tradito

La Sicilia è davvero a rischio fallimento? Dipende! Anche se può apparire umoristico affermare che “dipende”, una lettura attenta dei quotidiani che informano e la decodificazione dei dati, svolta con un minimo di competenza, segnalano che la Regione dell’estremo Sud d’Italia può essere sull’orlo del fallimento oppure no.

Il bilancio è un insieme di poste attive e passive.
Non tutto va secondo le previsioni e i conti possono non tornare. Crediti e debiti ci sono oppure no. Dipende, appunto, dal fatto che i primi siano esigibili, i secondi definiti con procedure concluse. Per questo, semplificando in massimo grado, possono maturare residui attivi e residui passivi.
Ed è pure dal loro conteggio che dipende la prognosi infausta che molti temono: il crac. Stando alle ultime notizie, pare accertata soltanto una mancanza di liquidità.
Ma se anche - come ci si può augurare - la Sicilia non dovesse essere commissariata e corrispondesse al vero, appunto, l’affermazione del Presidente Raffaele Lombardo: “lascio con i conti in ordine” (Il Sole 24 Ore, 18 luglio 2012, 20), non per questo ci si potrebbe rallegrare, considerando chiusa la pratica.
Essa investe il Paese nel suo insieme. Un Paese mai riformato seriamente, perché strutturalmente esposto alla logica della compravendita del consenso. È chiaro, infatti, che il problema vero sta tutto lì e che, nel tempo, è stato consumato un tradimento sostanziale ed estremo della Costituzione, per come l’avevano concepita, tra gli altri, pure tanti uomini degni del Sud: a cominciare da Luigi Sturzo.

In un decalogo - onestamente, chiunque lo può definire memorabile - il prete siciliano chiedeva al politico di essere “sincero e onesto”, di non amare “troppo il denaro”, di osservare la legge, di non circondarsi di adulatori, di non sentirsi indispensabile, di essere paziente, di “non disdegnare il parere delle donne che si interessano di politica”, di “fare ogni sera l’esame di coscienza”.
I conti sempre in rosso per opere programmate, iniziate e mai concluse; le assunzioni dissennate di personale che inflaziona un’amministrazione inefficiente e costosissima; emolumenti indecenti per consiglieri regionali, che una concezione levantina delle istituzioni chiama deputati; la mancanza di pudore nel governo di un territorio sistematicamente umiliato e violato e l’incapacità di rimediare ai guasti provocati dalla natura (il Belice è più destabilizzante del terremoto che causò danni alle persone e alle cose): tutto questo e un’infinità ulteriore di disfunzioni fissano il perimetro di un territorio, in cui la bellezza dei luoghi e il genio delle persone sono mortificati. Oscurati da un malcostume senza fine.
Ciò è tanto più grave in quanto i politici siciliani si sono strutturati in una potente classe dirigente, di sicuro livello nazionale.
Ciò conferma nell’idea che le loro responsabilità siano ancor più gravi.
Del ceto politico del Nordest si narra che sia debole. Ininfluente a Roma. Diciamocelo francamente: vista la condizione del Paese, questa è una buona notizia. È una cattiva notizia, invece, per la Sicilia: scomposta, disarticolata, lontana, ancorché favorita da uno Statuto speciale che, per molti aspetti, è eccezione rispetto a una Costituzione repubblicana che vale per tutti.

Il 1948 è passato remoto ed è triste leggere che il Presidente del Consiglio si è visto costretto ad ammonire i vertici della politica regionale, che avrebbero dovuto destinare al proprio territorio le migliori energie. Sono differenze che offendono: perché è violato il dovere di solidarietà politica, economica e sociale; deriso il principio di eguaglianza; sistematicamente disatteso il criterio dell’imparzialità e del buon andamento, secondo la nota puntualizzazione di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
In Sicilia ha vinto, ancora una volta, Il Gattopardo!

Il Piccolo, 20 luglio 2012 

About the Author

Mario Bertolissi

Mario Bertolissi

Professore di Diritto Costituzionale all'Università di Padova, svolge la professione di avvocato dal 1978.
Allievo di Livio Paladin, è stato componente del Consiglio Superiore delle Finanze e della Commissione Statuto del Consiglio Regionale del Veneto.
Fondatore del Centro Studi sulle Istituzioni, è stato tra il 2003 ed il 2006 Presidente dell'Editoriale Il Gazzettino.
Attualmente è Vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Vicepresidente dell’Associazione "Amici di Giorgio Lago", componente della Commissione Paritetica per le norme di attuazione dello Statuto della Regione Friuli-Venezia Giulia.
Dal 2010 è vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza della banca Intesa Sanpaolo.

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